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15-08-13, 09:14 | #1 |
Utente
Data Registrazione: 03-03-09
Messaggi: 179
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I falò sui monti di Valtellina.
La notte dei falò.
Il 15 di agosto è la festa dei falò. Il giorno di ferragosto si accendono i falò sui monti. Questa tradizione di accendere i falò sui monti valtellinesi risale ai tempi delle leggenda del ballo delle streghe cioè “il sabba dell’acqua di Cofana”, località nel Terziere Inferiore di Morbegno dove si davano appuntamento “ li strìi “ della zona che lì convenivano attirate dalle luce dei falò .Le convenute , dopo essersi esibite in danze, si dissetavano nelle acque della Cofana in attesa del diavolo loro signore. L’accensione di molti falò aveva lo scopo di confondere le streghe in modo di disorientarle per far loro mancare così l’appuntamento. Questa antichissima e bella tradizione vive ancora nei cuori della gente di montagna. Basta alzare lo sguardo nella notte del 15 agosto sui monti del tiranese; un’ alpe chiama l’altra con il falò. Ma ciò che più mi ha commosso e che non posso tacere è la telefonata che oggi 14 agosto, l’Amico poeta e scrittore dialettale Cici Bonazzi mi ha fatto. Mi ha detto “ rammenta a tutti che domani è la sera dei falò sui monti del tiranesi e non solo, ma anche nell’intera Valtellina; per favore , fai qualche foto e mandamela come ricordo”. Mi sono commosso poiché, Cici , classe 1931 è emigrato in Australia nel 1954, vive tutt’ora a Canberra ma non ha dimenticato questa bella tradizione, anzi ci suggerisce, semmai, di rinvigorirla poiché quei fuochi ricordano il “calore, la luce delle nostre radici “. Quindi alle prime ombre della notte chi è in valle alzi lo sguardo per vedere i fuochi tra le nostre verdi montagne e chi è sui monti danzi intorno ai fuochi con l’augurio che il nostro territorio, le nostre Valli possano sempre essere luoghi magici di Vita e di rispetto della natura, così nessuna strega troverà il Diavolo che tante volte ci fa abbandonare i nostri “ maggenghi “ per altre mete. Qui sotto riporto un ricordo di Cici Bonazzi. Si puliva il sottobosco dalle frasche con i bastoni, finiva anche sul mucchio qualche manciata di strame. Tutti i monti avevano la piazzuola per accender un bel falò, la nostra era nella valle “Scigùt” quella dei “Palècc” un poco più lontana. Quando il chiaro scompariva per lasciar posto al buio, al più vecchio gli si diceva: “fai che il fuoco pigli sicuro”. Schioppettava tutta la legna nel silenzio della sera, il nostro viso nel chiarore assumeva un’altra cera. Le scintille come stelle illuminavano i dintorni, spaventando merli e tordi, luì e gazze con coturnici. C’erano ombre dappertutto che ingrandivano tutte le piante, anche i porcini sotto gli ontani sembravano dei giganti. I bambini in braccio alle mamme succhiavano il loro pollice, solo gli occhi gli si vedevano infagottati nei pannolini. Noi ragazzi un po’ più grandi facevamo finta di niente, ma tremavamo di paura dalla testa fino ai piedi. Pian pianino sulle montagne spuntavano dai boschi, quei falò che si accendevano nella notte di ferragosto. Queste lucine da niente nel buio del giorno di festa, son grandi cose nel mio cuore che per sempre vi rimarranno. Se finiva tutta in cenere quella legna sulle piazzuole, io la racconto questa storiella per lasciarla ai miei figlioli. a cura di Ezio Maifrè |
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