|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Al nos dialét Le poesie in dialetto Valtellinese |
|
Strumenti Discussione | Modalità Visualizzazione |
22-02-07, 18:21 | #1 |
Visitatori
Messaggi: n/a
|
A pochi giorni dalla manifestazione folcloristica più importante di Aprica crediamo sia giusto dare merito a chi è riuscito a tener viva questa tradizione nel nostro paese.
La tradizione aprichese, e non solo, del “Sunà da mars”, è stata recuperata negli anni ’70, grazie ad un gruppo di amici, per conservare un’antica usanza della nostra località. Chi di noi ha oltre cinquant’anni ha sicuramente sentito parlare di cosa succedeva negli ultimi tre giorni del mese di febbraio, quando frotte di ragazzi si radunavano in ogni contrada e, al rumore di campanacci e corni, si recavano nei “territori” di altre contrade. Spesso gli “incontri” tra opposte fazioni degeneravano, ma per fortuna erano perlopiù limitati a sfottò e semplici schermaglie. Per alcuni anni la tradizione è praticamente scomparsa, fino a quando ……….. In una sera come tante, oltre 25 anni fa, in un bar di S. Pietro che si chiamava “Giampier”, Franco Negri, Ezio Negri, Guido Carozzi, Arnaldo Negri e Carlo Corvi “Carluccio” (probabilmente con altri di cui non ricordiamo il nome e ce ne scusiamo), decisero di far rivivere la vecchia tradizione di Aprica a cui, da giovani, avevano partecipato. Fu immediatamente contattato Achille Bozzi, che accettò l’invito con entusiasmo, Renato Polatti si incaricò di preparare i “tarai” (in dialetto aprichese), per mescolare la polenta, altri aiutarono l’improvvisata organizzazione in vari modi. Subito si presentò la necessità dell’acquisto dell’attrezzatura necessaria e delle vivande: si provvide con un’autotassazione che, alla fine, lasciò un buco e costrinse due di queste persone a pagare di tasca propria le piastre usate per preparare le salsicce. Il luogo prescelto per cuocere il “mach” (così è chiamato il piatto tipico distribuito gratuitamente), era nei pressi della sede CAI di Aprica, nell’area del mini-golf, a quei tempi sgombra da recinzioni. I partecipanti giunsero sul luogo convenuto alla spicciolata, senza appuntamenti e punti di ritrovo specifici. In seguito, per diverse volte, la distribuzione del “mach” avvenne nel piazzale posto alle spalle dello stabile del cinema, usufruendo dell’aiuto dell’impresa Andrea Cioccarelli per il montaggio della struttura necessaria a sostenere i paioli. Pare di ricordare che in altre edizioni il ritrovo finale fosse nel prato in fianco alla Via IV Novembre e, infine, fu deciso che doveva essere il piazzale Palabione ad ospitare l’arrivo dei partecipanti alla sfilata. Più recentemente si è stabilito di percorrere tutte le vie del paese insieme; da S. Maria fino a S. Pietro. Per la verità non tutto è sempre andato liscio, per due o tre anni le contrade di Aprica alta (S. Pietro, Dosso e Mavigna), si sono contrapposte a S. Maria, organizzando due distinti cortei. Il tutto a causa di un malinteso sorto dopo il passaggio dell’organizzazione dai privati all’allora Azienda di Soggiorno e Turismo (che patrocinava e … pagava). Cosa successe? Il giorno prima della sfilata aveva nevicato e le strade erano ghiacciate e scivolose. Nonostante si fossero avvertiti i contradaioli che il corteo avrebbe evitato il tratto pericoloso di Via Italia, molto ripido e, conseguentemente, la contrada di S. Maria, capitò l’irreparabile. L’anno successivo S. Maria, offesa per essere stata esclusa dal passaggio della sfilata l’anno precedente, organizzò in proprio il Sunà da mars e il “mach” fu consumato in due posti separati. Intervenne in prima persona il presidente dell’Azienda di Soggiorno: Bruno Negri, che con abilità riuscì a ricomporre il dissidio dopo un paio d’anni. Con l’introduzione del “Campanaccio simbolo” si trovò la soluzione, tuttora in atto, di far partire i cortei dalle contrade di Aprica (S. Maria, Mavigna, Dosso e S. Pietro). La felice intuizione di Dino Negri (primo ad aver scritto e indagato sulla tradizione, anche se poi altri hanno utilizzato le sue ricerche), riuscì a mettere nuovamente tutti d’accordo Negli ultimi anni il “Sunà da mars” ha assunto un chiaro connotato turistico, della tradizione è rimasto lo spirito, ma l’originalità di un evento così particolare può e deve essere capitalizzata nell’interesse del paese. Nulla si vuol togliere a coloro che partecipano per rinverdire il ricordo degli anni passati, ma bisogna obiettivamente fare scelte in previsione del futuro. La prima: il folclore è parte integrante della storia di una località, fa parte a pieno diritto dell’offerta turistica di una stazione di soggiorno degna di questo nome e non bisogna mai dimenticarlo. La seconda: contrade di Aprica che fino a 50 anni fa erano popolate da contadini con i rispettivi capi di bestiame, oggi sono abbandonate; altre li vedono ridotti al lumicino e questa è e rimane una festa della tradizione contadina. La terza: emerge una necessità impellente, impedire che a causa di mancanza di materia prima (partecipanti), sia impossibile tra qualche anno mantenere viva la tradizione. Si può fare solo integrandola con qualcosa che interessi il turista. Per questo è stato introdotto il campanaccio simbolo, sono stati predisposti i gonfaloni delle contrade, si è realizzato il logo con le bandiere, si è inventato il rito della benedizione, si sono anche invitati gruppi folcloristici e rappresentanti di paesi vicini. Far nascere il “Festival del folclore” ha significato dare un senso più ampio e coinvolgente al Sunà da mars, esportarlo verso altri paesi e regioni, farlo conoscere in Italia per mezzo dei media (si ricordano le partecipazioni a Uno Mattina, Sereno variabile, Tele+, alla Radio della Svizzera Italiana, Telelombardia, televisioni e radio locali; oltre ai numerosi articoli su quotidiani nazionali, riviste specializzate e siti web). |
Strumenti Discussione | |
Modalità Visualizzazione | |
|
|
Discussioni Simili | ||||
Discussione | Autore Discussione | Forum | Risposte | Ultimo Messaggio |
Archivio Di Etnografia E Storia Sociale | Lorenzo | Generale | 1 | 11-01-07 08:41 |
Mars | Luisa | Al nos dialét | 0 | 01-03-06 07:53 |
Sunà Da Mars | Luisa | Al nos dialét | 0 | 04-02-06 07:34 |