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Monumento dell'Apparizione fra sogno e solidarietà

E’ un invito a sognare, a chiedere quando si ha bisogno, a non farsi bloccare da nulla e da nessuno, neppure dalla malattia. Un invito a non farsi tarpare le ali del sogno. E lui ci è riuscito realizzando una scultura e monumento in cui nulla è dato al caso. Nemmeno la forma circolare che vuol dire sì amore, ma non solo.
Sogno e solidarietà. Sono le due dimensioni e le due chiavi di lettura care a Michele Falciani, artista tiranese, che ha inaugurato in viale Italia a Tirano la “sua” scultura: un monumento dedicato all’Apparizione della Madonna avvenuta nel 1504 al beato Mario Homodei. Un’opera di grande dimensioni che il pittore e scultore – alla sua prima esperienza con l’acciaio, materiale base del monumento – dona a Tirano. Ecco perché la “sua” scultura diventa la scultura di una città intera.

Perché un monumento dell’Apparizione?

«Innanzitutto per ricordare i 500 anni, anche se ora sono di più, dell’Apparizione della Beata Vergine a Madonna di Tirano – spiega l’artista -. A chiusura delle manifestazioni del cinquecentenario era mancato secondo me un elemento visibile, tangibile e che rimanesse nel tempo delle celebrazioni e dell’evento dal significato religioso. Tutto ciò che è stato fatto si ricorda è vero, ma non c’era nulla di concreto. Come cento anni prima erano state realizzate le vetrate della Basilica, ecco che ho pensato ad una scultura. L’altra motivazione, più mia, era perché Mario non è ricordato abbastanza,mentre è bene riflettere sulla figura del beato».

Ma dall’idea alla realizzazione non è presto fatto…

«Per nulla. Ho iniziato a nutrire il desiderio di creare qualcosa negli anni 2002-2004 quando ero presidente del Kiwanis. In questi tempi ho cominciato a parlare di Apparizione nelle scuole. Nel 2004 è stata organizzata una mostra, una parte della quale era dedicata all’evento con bozzetti, loghi, cartoline. Il lavoro del monumento è iniziato lì pian piano ed è durato anni, anche per via di una pausa dovuta alla mia malattia. Non ho mai fatto sculture in ferro e neppure di queste dimensioni. Ho lavorato la ceramica, la terracotta, il gesso e la cartapesta, ma è la prima volta che mi approccio ad una scultura di questo tipo. Ed eccoci oggi ad inaugurarla».

Come si presenta il monumento?

«Si tratta innanzitutto di un doppio disco di acciaio - 190 cm di diametro e 204 kg di peso - unito da un anello. All’interno c’è un perno centrale (di 94 kg) fissato ad un supporto che esce da una pietra cilindrica in granito. Il tutto è circondato da un’area verde. Devo dire che la forma dell’opera è venuta osservando i materiali. In officina ho visto dei fondelli e ho pensato che congiungendoli insieme, appostati su un perno, potessero avere valore. Vengo da una scuola, a metà degli anni Sessanta, abituata a recuperare elementi che la gente buttava via per dare ad essi nuova vita. Volevo trovare qualcosa di fattura non artigianale ma industriale per dare con esso un segno di un certo spessore. Quando ho visto questi due fondelli ho detto: fanno al caso mio».

Sulle due facce dei dischi cosa è rappresentato?

«Sono rappresentate da una parte la basilica di Madonna, dall’altra l’Apparizione. La basilica è stato il primo soggetto ad essere realizzato, perché per me doveva essere la prova, cioè imparare il mestiere: scegliere i pezzi, tagliarli, piegarli, modellarli, batterli, scaldarli, farli aderire alla superficie curva con una saldatura da dietro, per cui i pezzi sembrano incollati e non si vedono segni. Dalla basilica sono state intagliate le finestre, cui è stata apportata la rete come deterrente per evitare che qualcuno avesse voglia di mettervi le mani. Ci sono due anni e mezzo di attività, giornate a tagliare, piegare, simulare, applicare, scocciare, saldare, battere per assicurarsi che la saldatura fosse venuta. Una volta acquistata dimestichezza, ho iniziato la scena dell’Apparizione che ora vede la Madonna a sinistra, Michele a destra e lo Spirito Santo sopra, sette angeli e un ottavo dietro Maria in alto. Vi sono elementi astrali e terreni nello stesso tempo con riflessi rossi, argentati, dorati. Ci sono Mario e l’angelo custode. La Madonna è il veicolo del messaggio che Dio vuole mandare a Mario. L’aspetto terreno è meno ravvivato, senza dorature e argentature: Mario è con le mani giunte, l’angelo custode lo sostiene con la mano sulla spalla. Angelo protegge Mario e Mario protegge tutti. Si tratta di una raffigurazione nuova, meditata da me. Mi piace il dualismo fra Maria e Mario: lo stesso nome al maschile e femminile, che felice coincidenza».

Un aspetto che ha curato è quello dell’illuminazione e del movimento, non è vero?

«Di giorno il monumento è illuminato dal sole, di notte led ben nascosti nella costolatura interna irradiano la luce che illumina il disegno, tagliato al plasma con una “penna di fuoco”. A livello strutturale il disco sarebbe in grado di girare su se stesso, ma viene bloccato per due motivi: dopo due giri entrerebbero in crisi i fili delle luci, poi non possiamo sottovalutare problema dei vandalismi o di chi si mettesse a giocare. La capacità di girare la potrà avere un giorno all’anno e potrà essere ripetuta magari ogni 8 maggio».

Un grosso lavoro, dunque, sta dietro all’opera.

«Certo, un grande lavoro fisico, ma soprattutto un esercizio spirituale. Nel momento in cui lavoravo ad un personaggio cercavo il collegamento fra il divino e il terreno. Ho provato questa sensazione e cioè che, quando ero nella creatività del momento e dovevo decidere se tagliare o no, mi arrivavano risposte come per intercessione divina. E ve lo dice un credente, non praticante. Non so come spiegare, ma quello che è venuto è stato spontaneo. Ad esempio non ho desiderio di andare a pagare un critico che commenti la mia opera, eppure ho ricevuto la visita dell’artista svizzero Antoine Zgraggen. Egli mi ha inviato un suo scritto che mi onora molto».

Spiritualità, ma anche solidarietà.

«Esattamente, il mio sogno si è concretizzato grazie alla solidarietà di molte persone. La macina mi è stata regalata da una ditta, i supporti e materiali compresa l’ospitalità nello spazio dove ho lavorano sono della ditta Ciresa, Mi sento di ringraziare anche le ditte Clr per il montaggio e Masotti per la verniciatura, oltre chi ha fatto donazioni. Di fatto l’opera l’ho realizzata io, ma la regalo alla città e sarà un bene di tutti i tiranesi e di chi visiterà Tirano. Mi piace pensare che “Bene avrai” (la parole pronunciate dalla Madonna durante l’Apparizione) siano per me diventate: chiedi e ti sarà dato».

Tanti anni di lavoro e ora, con la conclusione, si sente “svuotato”?

«Direi di no, ho già altri progetti per il futuro. Inizierò a lavorare ad un’altra scultura, di cui ora però non svelo niente».

Il ricordo

E’ un regalo inaspettato e gradito quello che Michele Falciani ha ricevuto via mail dall’artista svizzero Antoine Zgraggen, dopo la visita alla “fucina creativa” dove è nato il monumento dell’Apparizione. Lo scultore elvetico definisce l’opera «due grandi ciotole combacianti. A pancia aperta mostrano il loro organismo interno, svelano i segreti della loro meccanica, la loro struttura, che un giorno sarà nascosta al pubblico. Più ti avvicini all’opera, più questa ti parla del suo percorso. Delle innumerevoli ore di taglio al plasma, rettifica, perforazione, saldatura, levigatura, rivetta tura, laminatura, incisione, cesellatura. Il sottile mestiere dell’artista che non può nascondersi a un occhio vigile. Il contrasto con le macchine industriali sottostanti non potrebbe essere più evidente. Il progetto, che ha trovato attraverso il lungo cammino nell’acciaio il suo vero destino, sviluppa qui pienamente la sua propria particolarità. Ciononostante, si dimentica presto il preciso lavoro artigianale, si è sopraffatti dal Tutto, dalla storia che si apre pezzo a pezzo allo sguardo vagante del visitatore. Di primo acchito, l’opera si svela ingannevolmente allo spettatore. Come un paese straniero richiede l’occhio attento dell’esploratore per svelare i suoi segreti…». «Tutto ciò è scultura, ma anche letteralmente la gioia di giocare con le idee e storia che viene scolpita nell’acciaio… una profonda religiosità emana dal metallo, una religiosità alla quale nemmeno un agnostico può rimanere insensibile. Magicamente l’opera si materializza davanti a me come un’unità. Nella mia mente, l’eco delle parole di Michele lo fa vivere, girare sulla sua base, illuminare misteriosamente la notte…».

Il video della realizzazione dell'opera può essere visto qui:   http://www.abriga.it/fvb/showthread.php?t=1827



di Clara Castoldi

L'artista e la scultura
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